Elezioni Regionali 2025 in Italia: date, regioni al voto e risultati
Le elezioni regionali 2025 in Italia rappresentano un importante appuntamento politico e istituzionale, durante il quale milioni di cittadini italiani sono chiamati alle urne per eleggere i nuovi presidenti di Regione e i rispettivi consigli regionali.
Elezioni Regionali 2025: dove e quando si vota
Le elezioni regionali 2025 in Italia si terranno in 7 regioni, sei a statuto ordinario e una a statuto speciale.
La tornata si è aperta domenica 28 settembre con la Valle d’Aosta, dove l’Union Valdôtaine è risultato il primo partito con il 31,97% dei consensi. Nessuna lista o coalizione ha tuttavia superato la soglia del 42% che attiva il premio di maggioranza. A differenza delle altre regioni, le elezioni regionali in Valle d’Aosta servono a rinnovare soltanto i componenti del Consiglio regionale, che successivamente eleggono il presidente della Regione, con un voto in cui è richiesta la maggioranza assoluta dei consiglieri.
Domenica 28 e lunedì 29 settembre si sono tenute anche le elezioni regionali nelle Marche, che sono state vinte dalla coalizione di centrodestra, con il presidente uscente Francesco Acquaroli. Scopri la nostra ultima analisi post-voto, pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera.
Domenica 5 e lunedì 6 ottobre si sono tenute le elezioni regionali in Calabria che, anche in questo caso, hanno visto la vittoria del centrodestra e la riconferma del presidente uscente Roberto Occhiuto. Scopri la nostra ultima analisi post-voto, pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera.
Domenica 12 e lunedì 13 ottobre si sono tenute le elezioni regionali in Toscana che, come nelle Marche e in Calabria, il governatore uscente Eugenio Giani viene confermato con un risultato netto, 13 punti di distacco rispetto al suo sfidante del centrodestra. Scopri la nostra ultima analisi post-voto, pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera.
Le elezioni regionali si terranno, a fine novembre, anche in altre regioni italiane, tra cui Campania, Puglia e Veneto.
Elezioni regionali Marche, 2025: risultati, affluenza e analisi post-voto
Francesco Acquaroli si riconferma presidente della regione Marche. Dall’analisi della composizione sociodemografica emergono tre blocchi elettorali distinti: chi ha scelto Acquaroli (26,1%), chi ha sostenuto Ricci (22,3%) e chi ha preferito non recarsi alle urne (50% degli aventi diritti al voto nelle Marche). Da qui emergono due evidenze:
- l’astensione è stata trasversale, ma più marcata tra i più giovani e tra chi vive condizioni economiche fragili e dispone di minori titoli di studio.
- I marchigiani con profili economici più solidi hanno partecipato in misura superiore alla media e, tra questi, il vantaggio è andato soprattutto ad Acquaroli.
Il ceto medio costituisce, invece, la base elettorale di Ricci, mentre le fasce più in difficoltà sono quelle che più spesso hanno scelto di non votare. Il legame tra condizione economica e comportamento di voto è ormai un tratto strutturale riscontrabile anche a livello nazionale e riporta con urgenza al centro il tema della partecipazione politica e degli strumenti per contrastare disaffezione e astensionismo.
Sul piano politico, la spinta decisiva alla conferma di Acquaroli sembra essere arrivata dal peso attribuito dagli elettori alle questioni regionali, molto più che alle dinamiche politiche nazionali. Il ruolo di presidente uscente ha, probabilmente, offerto un vantaggio di credibilità sui temi centrali dell’agenda locale. Non solo sulla sanità, percepita come priorità assoluta, ma anche su lavoro, trasporti e infrastrutture, sicurezza e turismo, ambiti in cui Acquaroli risulta più convincente del suo sfidante.
Il voto per Acquaroli, quindi, si fonda sulla condivisione delle proposte e del programma di governo e, soprattutto, sulla fiducia riposta nel candidato. Tra gli elettori di Ricci, invece, incidono maggiormente la vicinanza al partito che lo sostiene, valutazioni sul cosiddetto voto utile e la volontà di esprimere un segnale di protesta verso lo status quo.

In sintesi, un esito radicato in dinamiche locali: hanno pesato la valutazione complessivamente positiva dell’operato del governo regionale negli ultimi cinque anni, riconosciuta anche da una parte dell’elettorato di Ricci, la maggiore compattezza e convinzione dell’elettorato di centrodestra, meno marcate nel centrosinistra e nel M5S, e aspettative diffuse di riconferma del governatore uscente.
Elezioni regionali Calabria, 2025: risultati, affluenza e analisi post-voto
La Calabria segue le orme delle Marche: conferma il suo governatore uscente, Roberto Occhiuto, con una netta affermazione del centrodestra sul “campo largo”. Ma il vero protagonista resta il non-voto, con un'affluenza ferma al 43,15% - record negativo per la regione, seppur di poco inferiore al 44,36% del 2021, e in linea con le rilevazioni del 2014 e del 2020.
Gli elettori che hanno deciso di non votare si distribuiscono in maniera equilibrata tra l’area del centrosinistra-sinistra (18,5%) e quella del centrodestra-destra (19,7%). Le analisi dei flussi elettorali rivelano una propensione all'astensione leggermente superiore tra chi nelle Europee 2024 aveva sostenuto il Movimento 5 Stelle; tuttavia, questo fenomeno risulta in qualche modo prevedibile e intrinseco alle caratteristiche di quella base elettorale, che si mobilita con maggiore difficoltà nelle consultazioni territoriali. Sicuramente, la presenza di Pasquale Tridico, figura di spicco del M5S, avrebbe dovuto arginare (o addirittura ribaltare) questa tendenza, ma così non è stato.
Esaminando la composizione degli elettorati emergono letture differenti, più connesse alle peculiarità regionali. Risulta significativa, per esempio, la più elevata inclinazione al non-voto tra l'elettorato femminile, segnale di dinamiche di coinvolgimento politico e sociale ancora squilibrate sul piano di genere.
In un contesto territoriale caratterizzato da bassi livelli di occupazione, è stato determinante per il successo di Occhiuto l'essere riuscito a persuadere -meglio di Tridico- segmenti quali pensionati o disoccupati (malgrado le proposte del centrosinistra di un reddito di cittadinanza regionale).
Si ripresentano inoltre dinamiche ormai abituali e radicate: l'orientamento dei ceti più agiati verso il centrodestra, la connotazione dell’elettorato di centrosinistra come ceto medio (e, nel contesto calabrese, prevalentemente medio-bassa) e l'inclinazione dei segmenti economicamente più fragili verso una più marcata astensione.
Diversamente da Acquaroli nelle Marche, Occhiuto non beneficiava di un'approvazione particolarmente ampia al termine del primo mandato: le valutazioni sulla sua amministrazione risultavano fortemente divise e soltanto un elettore del centrosinistra su cinque esprimeva un giudizio sufficiente. Ciononostante, Occhiuto e il centrodestra sono risultati decisamente più affidabili rispetto a Tridico e al campo largo su tutte le questioni ritenute prioritarie dai cittadini calabresi: sistema sanitario e occupazione in primo luogo, seguiti da mobilità, sicurezza e turismo.
Tutto ciò ha determinato il successo di Occhiuto: analogamente alle Marche, la scelta elettorale è stata per la maggioranza dei casi determinata da valutazioni prettamente o interamente territoriali, e i sostenitori del centrodestra sono stati spinti principalmente dalla fiducia nel presidente uscente. Tridico, invece, ha superato Occhiuto soltanto sul fronte del welfare.

Le analisi confermano che, nonostante la ridotta affluenza, la personalità divisiva di Occhiuto ha preservato consensi sufficienti nella propria base. Il centrosinistra e Tridico, forse penalizzati anche dalla brevità di una campagna elettorale non prevista, non sono riusciti né a mobilitare il proprio elettorato e né persuadere il resto della cittadinanza. Il risultato, largamente previsto, ha sancito la rielezione del presidente uscente e la seconda vittoria del centrodestra in questa serie di elezioni regionali autunnali.
Elezioni regionali Toscana, 2025: risultati, affluenza e analisi post-voto
Le recenti elezioni regionali in Toscana segnano la conclusione della prima parte di questa estesa stagione di votazioni regionali autunnali. Mentre si attendono le consultazioni di fine novembre in Veneto, Campania e Puglia, emerge un quadro caratterizzato da continuità, sebbene in un panorama di partecipazione elettorale in calo.
La Toscana segue il modello già osservato in Marche e Calabria: il governatore uscente Giani è stato riconfermato, distanziando il rivale del centrodestra di tredici punti. Parallelamente alla Calabria, la partecipazione al voto tocca il minimo storico (diversamente dalle Marche, dove nel 2015 si era registrato un dato leggermente inferiore).
L’analisi del comportamento elettorale rivela elementi significativi per interpretare il successo di Giani e del centrosinistra. Il presidente uscente beneficiava di un apprezzamento ampio e trasversale: più di due elettori di centrodestra su cinque, infatti, valutavano positivamente la gestione regionale precedente. Tra chi ha preferito non votare, l'approvazione superava persino il 50%, dimostrando che l'insuccesso di Tomasi non deriva da una mancata attivazione degli scontenti.
La lettura dell’auto collocazione politica degli elettori ci conferma che l'orientamento politico di chi si è astenuto tende maggiormente verso il centrosinistra o sinistra che non di centrodestra o destra. Inoltre, nelle valutazioni dei cittadini toscani, Giani supera Tomasi in affidabilità su quattro delle cinque priorità regionali: sanità pubblica, mobilità, occupazione e contrasto al deterioramento sociale (fa eccezione il tema della sicurezza).
Nonostante il carattere storicamente progressista della regione, un dato significativo è che l’elettorato di Tomasi sia tendenzialmente più giovane. Tra la Generazione Z ha raccolto più consensi, mentre Giani domina tra gli over 60 e mantiene un vantaggio anche tra i Millenials. Sul fronte di genere, entrambi i candidati hanno mostrato maggiore presa sull'elettorato maschile, con l'astensionismo femminile sensibilmente superiore.

Anche in Toscana, la dimensione territoriale prevale su quella nazionale: solo il 26% degli elettori dichiara di aver considerato principalmente il contesto politico italiano, percentuale che aumenta tra i sostenitori di Tomasi. Il successo di Giani si fonda su una combinazione efficace di credibilità personale e fedeltà partitica tradizionale, elementi che hanno assicurato una vittoria ampiamente prevista alla vigilia del voto.