20 giugno, Giornata Mondiale del Rifugiato 2025: le opinioni e gli atteggiamenti in Italia verso i rifugiati

World Refugee Day 2025: il nuovo sondaggio di Ipsos evidenzia la stabilità del sostegno pubblico nei confronti dei rifugiati, nonostante la fragilità globale, rivelando al contempo importanti preoccupazioni da affrontare.

La Giornata Mondiale del Rifugiato, celebrata il 20 giugno di ogni anno, è un momento significativo per riflettere sulle sfide e le esperienze di milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie terre per cercare sicurezza e protezione altrove.

In questa occasione, presentiamo i risultati di un nuovo sondaggio condotto su un campione di oltre 20.000 adulti in 29 Paesi. L'indagine di quest'anno arriva in un momento critico. Stiamo assistendo a un numero di sfollati mai visto prima e, allo stesso tempo, le organizzazioni che aiutano i rifugiati stanno affrontando seri tagli di budget. 

Giornata Mondiale del Rifugiato 2025: che cos’è e perché si celebra il 20 giugno?

Il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, l’appuntamento sancito dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla condizione di milioni di rifugiati, richiedenti asilo e sfollati nel mondo che, costretti a fuggire da guerre e persecuzioni, lasciano i propri affetti, la propria casa e tutto ciò che un tempo era la loro vita per cercare salvezza altrove.

Proprio perché continuano ad aumentare le persone costrette a fuggire dalle proprie terre per cercare sicurezza e protezione altrove, è importante comprendere gli atteggiamenti e i comportamenti delle comunità ospitanti.

Secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), alla fine di aprile 2025, 122 milioni di persone in tutto il mondo sono state forzatamente sfollate dalle proprie case. Questo dato comprende 42,7 milioni di rifugiati, il 73% dei quali è ospitato in Paesi a basso e medio reddito, evidenziando la pressione sproporzionata che queste nazioni devono affrontare.


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World Refugee Day 2025: i risultati chiave del sondaggio Ipsos 

Nonostante un panorama globale complesso caratterizzato da un aumento degli sfollati, tensioni geopolitiche e preoccupazioni sul costo della vita, il sostegno pubblico per i rifugiati rimane relativamente alto. Tuttavia, persistenti preoccupazioni riguardo alle motivazioni dei rifugiati e alla loro integrazione continuano ad alimentare ansie pubbliche sulla sicurezza delle frontiere e sull'impatto sociale. 

Mentre le opinioni sono rimaste in gran parte stabili dal 2024, la tendenza a lungo termine mostra un graduale declino del sostegno pubblico. Un cambiamento notevole quest'anno è la significativa diminuzione delle azioni personali riportate a sostegno dei rifugiati. 

Con l'aumento degli sfollati e le istituzioni tradizionali di supporto ai rifugiati sotto pressione, questo indebolimento del sostegno pubblico presenta una sfida significativa per gli sforzi di supporto ai rifugiati. Sebbene ci sia un'approvazione generale del pubblico affinché i governi più ricchi facciano di più, questo sentimento è più debole nei paesi del G7, e i cittadini di alcune nazioni, come la Germania, sentono che il loro paese si sia già esteso oltre le proprie possibilità. D'altra parte, paesi come gli Stati Uniti, l'Irlanda, la Svezia, i Paesi Bassi e l'Australia mostrano il desiderio che i loro governi facciano di più.

Scopriamo insieme i principali risultati!

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Sostegno duraturo, ma preoccupazioni sottostanti

Il sondaggio internazionale di quest'anno dipinge un quadro complesso degli atteggiamenti pubblici verso i rifugiati, riflettendo le sfide poste dall'aumento degli sfollati in tutto il mondo. Nonostante questa complessità, il sostegno all'offerta di rifugio a coloro che fuggono da guerre o persecuzioni rimane forte, con una maggioranza (67%) a favore. 

Paesi come Svezia, Argentina e Paesi Bassi mostrano un forte sostegno al diritto di cercare rifugio e anche in Italia è il 71% ad essere d’accordo. Al contrario, le opinioni su questo tema sono più divise in Ungheria, Indonesia e Corea del Sud, dove circa due quinti della popolazione è in disaccordo con questo diritto.

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Tuttavia, questo sostegno è temperato da un notevole scetticismo. Una preoccupazione primaria è la diffusa convinzione (62%, 54% in Italia) che molti richiedenti asilo siano principalmente migranti economici. Questa percezione alimenta ansie sulla sicurezza delle frontiere e sulla riuscita integrazione dei rifugiati, portando metà del pubblico (in media il 49%) a sostenere la chiusura completa delle frontiere. In Italia ciò è condiviso da una quota ancor più bassa, pari al 40%.

Le preoccupazioni pratiche includono dubbi sulla capacità dei rifugiati di integrarsi nella società (47%, 43% in Italia) e di apportare contributi positivi (49%, 45% in Italia). Il sondaggio Ipsos per la Giornata Mondiale del Rifugiato 2025 ha identificato diversi fattori che contribuiscono a queste preoccupazioni, tra cui gli impatti negativi percepiti dei rifugiati sul mercato del lavoro, sulla cultura, sullo stile di vita, sull'economia nazionale, sui servizi pubblici e sulla sicurezza nazionale.

Cambiamento nell'impegno pubblico e richiesta di maggiore sostegno dalle nazioni più ricche

Nonostante le preoccupazioni, tre persone su dieci (in media il 29%) continuano a sostenere attivamente i rifugiati, principalmente attraverso donazioni (11%) o impegno sui social media (10%). Quote simili si registrano anche in Italia, dove la maggioranza (74%) afferma di non aver intrapreso azioni negli ultimi 12 mesi

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Tuttavia, questo rappresenta una significativa diminuzione rispetto al 38% che sosteneva attivamente i rifugiati nel 2024. Il calo nell'azione personale è diffuso, con tassi particolarmente elevati, in Giappone, Corea del Sud e Ungheria. Questo declino può essere attribuito al cambiamento delle priorità pubbliche, in particolare alle preoccupazioni economiche, oppure ai conflitti geopolitici in corso. 

Sebbene l'azione personale per sostenere i rifugiati sia diminuita, emerge un chiaro consenso riguardo alla responsabilità delle nazioni più ricche: il 62% ritiene che abbiano l'obbligo morale di fornire assistenza finanziaria, quota che in Italia aumenta al 67%.

Tuttavia, questo senso di dovere morale non si traduce sempre in una convinzione di reciproco beneficio, con opinioni più divise sul fatto che le nazioni più ricche traggano effettivamente vantaggio dall'aiutare i rifugiati nel lungo termine (52% d'accordo; 32% in disaccordo). Ciò si registra anche nel nostro Paese, dove il 53% afferma di essere in accordo contro il 28% in disaccordo. 

Le persone vorrebbero vedere maggiori contributi finanziari da parte delle organizzazioni internazionali (ad esempio ONU e Banca Mondiale - 39%, 42% in Italia), proprio mentre gli aiuti all'ONU vengono drasticamente ridotti, e dai governi di altre nazioni più ricche (30%, 36% in Italia). Una persona su sei (16%) vuole che il proprio governo faccia di più, il 18% in Italia.

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