Il futuro dello Smart-Working: opportunità e rischi per aziende e lavoratori
Che fine farà lo smart-working? Il sondaggio Ipsos, condotto per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, ha indagato il punto di vista delle aziende e lavoratori milanesi sullo smart-working ai tempi del Covid-19.
L'emergenza Covid-19 ha spinto numerose aziende e lavoratori a sperimentare il lavoro da remoto - il cosiddetto smart-working - in particolar modo durante la fase più acuta della pandemia (primo lockdown: marzo-maggio 2020), rendendola una realtà sempre più diffusa anche in Italia.
Inoltre, l’aumento dei contagi tra dicembre 2021 e gennaio 2022, dovuto alla diffusione della variante Omicron, ha spinto molte imprese del settore privato ad aumentare nuovamente il numero di dipendenti in smart-working. Infatti a metà gennaio, secondo il sondaggio Ipsos condotto per Confesercenti, il 48% dei dipendenti del settore privato era già in smart-working o prevedeva di tornarci a breve. Una quota talmente elevata da avere un forte impatto sui pubblici esercizi nei centri città e nei quartieri di uffici, che Confesercenti stima in da noi 850 milioni di euro al mese di minori consumi.
Dopo quasi due anni di pandemia viene spontaneo interrogarci su quali siano le prospettive future del lavoro da remoto, chiederci: "Che fine farà lo smart-working?". A tal proposito, il sondaggio Ipsos “Le imprese milanesi ai tempi del Covid" - condotto per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo - ha indagato le opinioni di aziende e lavoratori milanesi in merito allo smart-working ai tempi del Covid-19.
Smart-Working, il punto di vista delle aziende
In prima battuta, il sondaggio Ipsos, condotto per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, ha esplorato l'esperienza e il punto di vista delle aziende milanesi in merito allo smart-working. Ecco alcuni dei principali risultati:
- Il 43% delle aziende di Milano e provincia non ritiene possibile lo smart-working, in particolare, si tratta di aziende di piccole dimensioni, localizzate nella provincia di Milano e operanti nel settore del commercio. Inoltre, il 47% delle aziende ritiene che lo smart-working sia applicabile solo per alcune funzioni e livelli aziendali.
- Su una scala da 1 (pessimo) a 10 (eccellente), la valutazione media complessiva dell’esperienza dello smart-working, espressa dalle aziende intervistate, è pari a 6,64. Le aziende più soddisfatte sono quelle dei comuni della prima fascia, di grandi dimensioni, nel settore del commercio.
- Il reclutamento a distanza ha riguardato il 71,1% delle aziende e la valutazione media di questa esperienza è negativa, infatti il 78,6% dichiara che non farà ricorso al reclutamento a distanza in futuro. Invece, per quanto riguarda lo stage a distanza, l’8% del campione intervistato ha fatto questa esperienza e solo il 2,7% intende proseguirla.
Le prospettive future delle aziende: che fine farà lo Smart-Working?
In merito alle prospettive future sullo smart-working, il 65,1% delle aziende intervistate dichiara che manterrà invariata la situazione attuale, il 23% depotenzierà o interromperà lo smart-working e soltanto l’11,9% intende potenziarlo. Tra le aziende che intendono potenziarlo ci sono prevalentemente quelle localizzate nei comuni della prima fascia, di piccole dimensioni, che operano nei servizi e nell’industria e in fase di crescita. Invece, rispetto alle scelte di localizzazione, il 66,3% non intende operare cambiamenti, mentre il 9,6% dichiara di volersi spostare da Milano. In quest'ultimo caso, si tratta di aziende di piccole dimensioni, che operano nei servizi, localizzate in provincia di Milano e che intendono comunque restare in Italia.
In generale, sono le aziende di grandi dimensioni situate nei comuni della prima fascia e che operano nel settore industriale, a evidenziare le opportunità dello smart-working per il proprio territorio. Al contrario le aziende di piccole dimensioni, operanti a Milano città e nel settore commericiale, vedono maggiori rischi.
Per ulteriori approfondimenti e per scoprire tutti i risultati dell'indagine, leggi: "Il futuro della città. Smart working nelle imprese milanesi al tempo del Covid-19"
Smart-Working, il punto di vista dei lavoratori
Il sondaggio Ipsos, condotto per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo, ha esplorato anche il punto di vista dei lavoratori milanesi in merito allo smart-working ai tempi del Covid-19. Ecco alcuni dei principali risultati:
- Dai risultati dell'indagine emerge che, a Milano e prima della pandemia, lo smart-working fosse una pratica poco diffusa. Infatti, al 72,9% dei lavoratori intervistati non era concesso lavorare da remoto e il 9,5% si recava abitualmente sul luogo di lavoro nonostante lo smart-working fosse concesso. Soltanto il 6% degli intervistati praticava lo smart-working abitualmente anche nel periodo pre-Covid.
- Durante il primo lockdown (marzo-maggio 2020), il 50,5% dei rispondenti ha dichiarato di aver lavorato esclusivamente in smart-working. In questa fase, hanno usufruito più frequentemente dello smart-working coloro che risiedono nella città di Milano (59,5%), le donne (56,3%) ed i lavoratori tra i 18 e i 39anni (59,5%).
- Invece, a maggio 2021, la quota di lavoratori che dichiara di aver usufruito in maniera totalizzante dello smart-working si è assestata al 16,3% (vs. il 50,5% del periodo marzo-maggio 2020), con un massiccio ritorno in presenza 5 giorni a settimana per il 45% dei partecipanti e circa 4 lavoratori su 10 hanno sperimentato forme ibride di lavoro.
- Su una scala da 1 (pessimo) a 10 (eccellente), la valutazione media complessiva dei lavoratori sul ricorso allo smart-working è pari a 7. Tra gli aspetti più apprezzati spiccano la produttività del lavoro e il work-life balance, invece, tra quelli più penalizzati troviamo il rapporto coi colleghi e quello con i superiori.
I lavoratori vedono più opportunità, ma non trascurano i rischi dello Smart-Working
Infine, in merito alla percezione dei lavoratori sul futuro della propria azienda, prevale un cauto ottimismo che vede una prevalenza di intervistati che ritengono ci sia un bilanciamento tra rischi ed opportunità (36,7%). In generale, i rispondenti valorizzano maggiormente le opportunità dello smart-working (il 29,8% vede più opportunità), pur non trascurandone i rischi (il 15,9% vede più rischi).
Inoltre, il 63,2% dei lavoratori ritiene che lo smart-working rappresenti soprattutto un’opportunità per la Città Metropolitana di Milano. Il 41,8% dei lavoratori ritiene utile la presenza fisica a Milano per l’attività che si svolge, mentre il 37,5% la ritiene un aspetto indifferente o addirittura svantaggioso. Il 16,3% dei rispondenti si trasferirebbe in un’altra regione italiana.
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