L'impatto del Coronavirus sul Private Banking: il Rapporto Ipsos per AIPB – Capital Group
“Il mondo dopo la pandemia, una roadmap per l’Italia” è il Rapporto AIPB – Capital Group, realizzato da Ipsos che descrive bene l’eredità lasciataci dalla pandemia Covid-19. Paura, fiducia, coraggio, futuro, sostenibilità e, infine, speranza sono le parole chiave della realtà immortalata dall’indagine, in maniera chiara e dettagliata. L'obiettivo del Rapporto è cercare di dare un'interpretazione del presente, volgendo lo sguardo verso un orizzonte temporale più ampio. Che ruolo avrà il Private Banking nel processo di costruzione del futuro post pandemico?
Per maggiori informazioni, al seguente link è possibile scaricare il Rapporto AIPB – Capital Group realizzato da Ipsos e le slide realizzate in occasione del webinar di presentazione dell'indagine, tenutosi lo scorso 30 marzo.
La situazione economica nella pandemia
Il Coronavirus ha cambiato il modo di guardare il presente e il futuro, influendo sull’approccio al risparmio e agli investimenti del private banking italiano. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla clientela Private in Italia per il 2020:
- il 40% degli intervistati dichiara di essere stato colpito dall’epidemia, una quota leggermente inferiore alla media italiana (49%) e agli imprenditori (58%).
- In testa agli aspetti che più preoccupano gli intervistati ci sono temi sanitari, come problemi di salute e malattie (46%) e i timori si riflettono anche nel comparto dell’economia e del risparmio.
- Per il 40% dei clienti Private la tutela delle fonti di reddito, come impresa o lavoro, rimane una fonte di preoccupazione, seguita dalla riduzione dei redditi (33%) e dalla difficoltà di mantenere il tenore di vita attuale.
Investire oggi, pensare a domani
Dal rapporto AIPB – Capital Group, realizzato da Ipsos, emerge come il 93% degli intervistati abbia intenzione di investire, ma allo stesso tempo, fanno fatica a contestualizzare l’orizzonte temporale che resta spesso molto breve.
- L’86% punta a meccanismi che tutelino la famiglia per il futuro, sul piano della salute, della vecchiaia o dell’educazione dei figli e l'82% afferma di voler risparmiare per avere soldi da utilizzare in caso di emergenza, dato che richiama ancora una volta il peso della situazione sanitaria.
- Il segmento private cerca percorsi per incidere sulla realtà in modo più concreto al di là dei rendimenti. Così tra chi intende impegnare risorse a lungo termine, il 65% si dice favorevole agli investimenti in economia reale, percentuale che sale a 71% tra chi ha patrimoni superiori al milione di euro.
Nei dati raccolti dal Rapporto Ipsos, si nota che mediamente la clientela del private banking si divide in due blocchi:
- il 39% punta agli investimenti come a uno strumento per preservare il patrimonio così da poterlo poi trasmettere;
- il 35% si tratta di uno strumento per mantenere l’attuale tenore di vita.
Rispetto ai grandi patrimoni (31%), per quelli sotto il milione di euro gli investimenti rappresentano soprattutto uno strumento per difendere il tenore di vita acquisito (37%). Tra coloro che hanno patrimoni superiori al milione di euro, inoltre, prevale un certo interesse a investire per migliorare eventuali aspetti delle proprie imprese. E anche il 39% degli imprenditori punta a investire per la propria attività.
Il Private Banking e la sostenibilità: un vero investimento
Per quanto riguarda il mondo del private banking e l’atteggiamento verso gli investimenti socialmente responsabili ed ESG (Environment, Social e Governance), dall'indagine emerge che:
- il 63% degli intervistati è d’accordo con l’affermazione “Le mie scelte di consumo ed acquisto influenzano i comportamenti sostenibili/etici delle aziende”, di cui però solo il 13% si dichiara “molto d’accordo”.
- Il 58% degli intervistati è d’accordo con l'affermazione "Le mie scelte d’investimento influenzano i comportamenti sostenibili/etici delle imprese su cui si investe", di cui però solo il 9% si dichiara "molto d'accordo".
- Per metà della clientela del Private Banking, gli ESG sono una tematica nota, ma non necessariamente affrontata in termini professionali/di investimento. Il 46%, infatti, non li conosce; un altro 46% li conosce ma non ha ancora parlato con nessun professionista al riguardo; e solo l’8% li conosce, ne ha parlato con il proprio consulente/referente bancario e li possiede.