Gli italiani e la politica internazionale: una visione sempre più cupa, ma con qualche speranza per il 2025

Tra pessimismo diffuso e timide aspettative positive, l’Osservatorio ISPI-Ipsos ItaliaInsight rivela le percezioni degli italiani sul panorama geopolitico del 2024 e le prospettive per il nuovo anno.

I nuovi risultati dell’Osservatorio ISPI-Ipsos ItaliaInsight “Gli italiani e la politica internazionale” confermano un clima di grande preoccupazione e di profondo pessimismo tra gli italiani sulla situazione internazionale alla fine di questo 2024. Nella percezione degli italiani viviamo infatti oggi in un mondo sempre più insicuro (per l’88%), più frammentato (per l’91%), con più diseguaglianze (76%). 

La terza guerra mondiale? Un’eventualità “probabile” nei prossimi tre anni per il 47% degli italiani (e solo il 15% la ritiene “altamente improbabile”). Sono valori che abbiamo visto consolidarsi tramite il nostro monitoraggio trimestrale nel corso di questo 2024: le percezioni, già negative ad inizio anno, sono via via peggiorate.

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È un mondo minacciato innanzitutto dalle guerre (per il 49%), anche se gli spiragli negoziati sui vari fronti fanno scendere di 5 punti questo valore nell’ultima rilevazione. La quota di menzioni del cambiamento climatico, invece, si riduce di ben 11 punti nel quarto trimestre. Per l’Italia, tuttavia, la minaccia rimane soprattutto legata all’andamento dell’economia internazionale

È interessante notare come stia maturando una prospettiva diversa su questo tema: non è più solamente un problema di crisi economiche “esogene” (le menzioni passano dal 51% al 41% nel corso dell’anno) ma anche di distribuzione delle risorse e quindi di diseguaglianze economiche e sociali (menzioni in crescita dal 34% al 41%).

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Nell’ultima rilevazione dell’anno, insieme ad ISPI, abbiamo sondato alcuni temi legati alle novità portate dal 2024 sulla scena internazionale e alle aspettative per il 2025.


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L’elezione di Donald Trump e le speranze per il 2025

Innanzitutto, l’elezione di Donald Trump: per il 38% “una cattiva notizia per l’Europa e per il mondo”. Il 24% è però di parere opposto, mentre colpisce l’ampia quota di giudizi “sospesi” sul ritorno di Trump alla Casa Bianca: il 38%. L’inizio della seconda presidenza Trump rappresenta però anche (ex aequo con la pace in Ucraina e quella in Medio Oriente) l’elemento di maggiore speranza per il 2025: tutti menzionati dal 22% degli intervistati. 

Solo l’11%, al contrario, la indica come la fonte di maggiore preoccupazione per il 2025: in cima a questa classifica troviamo una possibile crisi economica in Europa (26%), il protrarsi della guerra in Ucraina (25%), un aumento degli eventi atmosferici estremi (24%) e un’ulteriore escalation in Medio Oriente (23%).

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Il disimpegno USA e la spesa militare europea

Per l’Europa una seconda presidenza Trump significa soprattutto decidere come affrontare la realistica prospettiva di un crescente disimpegno militare degli USA dallo scacchiere del Vecchio Continente. 

Su questo punto è chiara la propensione degli italiani, fortemente contraria ad un aumento delle spese militari nonostante il venir meno dell’ombrello americano: solo il 10% è a favore dell’aumento, mentre il 34% ritiene che i livelli attuali di spesa siano “adeguati anche senza gli Stati Uniti” e il 26% sarebbe comunque per ridurre la spesa militare.

La guerra in Ucraina e le strategie per la pace

Infine, la guerra in Ucraina. Trump ha più volte dichiarato di avere la soluzione del conflitto a portata di mano, ma qual è secondo gli italiani la strategia più efficace per arrivare alla fine delle ostilità? Al netto di chi non si esprime, la maggioranza (60%) ritiene che a questo punto della guerra l'Ucraina debba accettare un accordo con la Russia, anche a costo di perdere parti significative del proprio territorio.

Per un altro 21%, Europa e USA devono addirittura interrompere la fornitura di armi all’Ucraina, anche se questo dovesse comportare la conquista dell’intero paese da parte della Russia. Rimane poi un’altra minoranza del 19% che ritiene che si debba continuare a fornire armi all’Ucraina fino a quando questa non avrà riconquistato il suo territorio.

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