La rabbia prossima ventura
Chiusa la fase 1, in attesa della riapertura totale, ci si interroga da più parti sui sentimenti che domineranno i prossimi mesi. Posto che la fase 1, che ci ha precipitati in un mondo completamente diverso dall’usuale, ha prodotto sentimenti di coesione o almeno comportamenti ligi alle regole, la fase 2 si annuncia molto più complessa. Ci saranno gli effetti concreti della crisi, solo in parte mitigati dagli ammortizzatori sociali, il probabile attenuarsi del clima unitario che ha spinto gli italiani (ma anche i cittadini di gran parte degli altri paesi occidentali) a stingersi intorno al governo, si manifesteranno le difficoltà, che già si intravedono, nel continuare con le regole di distanziamento.
Ipsos ha interrogato gli italiani a questo proposito, in un sondaggio per il Corriere della Sera condotto tra il 19 e il 21 maggio.
Le principali evidenze ci dicono che è diffusa la convinzione che gli italiani non si stiano comportando in modo adeguato ai rischi che si stanno correndo, ci si divide sulla coesione dei nostri connazionali, ma soprattutto si teme che i sentimenti di rancore prenderanno il sopravvento rendendo difficile per il Paese reagire in modo adeguato alla crisi che incombe.

Insomma, la rabbia non è ancora esplosa, ma cova sotto la cenere. Se gli ammortizzatori non saranno in grado di tamponare gli effetti più deleteri della crisi e in particolare se non saranno sufficientemente celeri, si sarà costretti a far fronte ad una reazione profondamente negativa dei nostri connazionali. E soprattutto questo scenario sarà prevalente se non nascerà un grande progetto per il futuro del Paese. Rischiando di dissipare quanto di positivo è emerso tra la gran parte degli italiani nelle settimane più buie. La ricostruzione è possibile solo a partire da uno sforzo solidale cui possano concorrere tutti – politica, corpi intermedi, classe dirigente - perché tutti si sentano coinvolti e responsabili.