I sondaggi politici di Pagnoncelli: elezioni regionali Sardegna 2024, le reazioni degli italiani
Le elezioni regionali sarde hanno segnato la vittoria dell’esponente del centrosinistra, la pentastellata Todde, sull’avversario di centrodestra. Una vittoria quasi miracolosa, rispetto alla quale ci si interroga se sia solo un segnale locale o invece segni lo spirare di un vento nuovo che può coinvolgere il livello nazionale.
Se si guarda ai numeri, risulta evidente che il centrosinistra ha vinto nel voto maggioritario (grazie alla capacità attrattiva di Todde, ma anche al voto disgiunto che ha penalizzato Truzzu come dimostrato dall’analisi dell’Istituto Cattaneo), ma ha perso nel voto per i partiti.
E, quindi, tenendo conto che le Europee hanno un sistema di voto proporzionale e che il sistema elettorale per le politiche è un sistema misto che privilegia il voto proporzionale, è improbabile che il centrosinistra possa avere concrete chances di vittoria.
Tuttavia, è a nostro parere evidente che la vittoria sarda possa avere un’importante ricaduta emozionale (come ha osservato Giovanni Orsina), che determini un cambio di clima tra gli elettori di centrosinistra, da tempo abituati alle sconfitte. E questo non va sottovalutato: ad esempio potrebbe essere un elemento importante per le prossime elezioni in Abruzzo, dove certo non è previsto il voto disgiunto, ma dove -come per ogni elezione regionale non accompagnata da altre- conta la capacità di mobilitare i propri elettori. Un fattore che, in questo caso, potrebbe favorire il centrosinistra se il suo elettorato sarà, come sembra possibile, più ottimista e mobilitato.
Scopriamo di più sulle reazioni degli italiani e delle italiane alle elezioni regionali sarde 2024 attraverso l'analisi dettagliata che Nando Pagnoncelli -Presidente, Ipsos- ha presentato sul Corriere della Sera.
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L’importanza delle elezioni regionali sarde è testimoniata dall’attenzione con cui sono state seguite: pur trattandosi di elezioni locali, il 70% delle nostre persone intervistate ha seguito i risultati, in maniera trasversale in tutti gli elettorati, con l’acme tra gli elettori democratici (dato tipico, qui ci sono elettori con titolo di studio più elevato, grande attenzione alle vicende politiche e non solo).
Di queste consultazioni ha colpito molto l’incertezza dei risultati, un testa a testa che abbiamo visto raramente, fino all’ultimo voto e all’ultimo seggio scrutinato; quindi, la partecipazione ridotta (ma senza un calo importante rispetto alle consultazioni del 2019); e naturalmente la vittoria non scontata della candidata di centrosinistra.
Molta incertezza sul futuro della coalizione di centrosinistra: il 30% pensa che si tratti di un risultato locale non esportabile, altrettanti non sanno esprimersi, mentre il 40% ritiene che l’alleanza PD M5s possa consolidarsi anche a livello nazionale (decisamente più convinti di ciò gli elettori del PD, 79%, e del Movimento, 70%).
Le ragioni della sconfitta del centrodestra vengono equamente ripartite tra l’effetto della cattiva performance del precedente governo regionale (33%) e la perentoria decisione di Giorgia Meloni che ha imposto un candidato risultato poi non sufficientemente gradito dagli elettori (32%). Ma, a segnalare il clima non proprio idillico tra gli alleati di governo, è il fatto che tra gli elettori di Lega e Forza Italia, l’attribuzione di responsabilità alla Meloni arriva al 46%.
E che l’aria che tira possa segnare un cambiamento di clima è testimoniato dal fatto che il 41% pensa che questi risultati possano avere una ricaduta nazionale, contro solo il 27% che li relega a livello locale. Aspettativa forse eccessiva, ma che continua a sottolineare un ottimismo (della volontà, certo, ma pur sempre tale) prevalente tra gli elettori delle due forze vincenti in Sardegna. E con qualche preoccupazione anche tra gli elettori di Lega, Forza Italia e Moderati.
Meno consistenti le possibili ricadute sulla compagine di governo: 25% non ne prevede, 32% pensa che saranno marginali, solo il 19% crede che ci sarà un effettivo indebolimento del governo Meloni.
Insomma, sembra che qualcosa si stia muovendo nell’elettorato di centrosinistra. Schlein ha parlato di “prima reconquista”. Tra pochi giorni, il 10 marzo, vedremo se l’Abruzzo confermerà o meno il soffiare di questo vento.

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