Il sondaggio Ipsos su Pnrr e italiani: poca conoscenza e scetticismo sul rilancio del Paese

L’ultimo sondaggio Ipsos -pubblicato sulle pagine del Corriere della Sera- rivela che, nonostante la grande importanza che riveste, il Pnrr è poco conosciuto tra gli italiani, non affascina e suscita diversi dubbi sulle possibilità di realizzazione.

Il Pnrr -acronimo di Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza- rappresenta un piano che guarda al futuro, alla costruzione dell’Italia dei prossimi 10-15 anni, e una straordinaria opportunità per il nostro Paese di affrontare i problemi strutturali, avviare profonde riforme e favorire un processo di crescita.

Ma quali sono le principali opinioni degli italiani e delle italiane in merito al Pnrr? Quanto lo conoscono, cosa ritengono prioritario e quanto sono fiduciosi rispetto al rilancio del Paese? Ce lo racconta Nando Pagnoncelli -Presidente, Ipsos- in questo nuovo articolo pubblicato sulle pagine del Corriere Della Sera.


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Gli italiani e la conoscenza del Pnrr

Nonostante la grande importanza che riveste, ad oggi il Pnrr risulta poco conosciuto, non affascina e suscita dubbi sulle possibilità di realizzazione. I dati dell’ultimo sondaggio Ipsos, pubblicati sul Corriere della Sera, rivelano che soltanto il 12% delle persone in Italia dichiara di conoscerlo in modo approfondito e il 44% lo conosce solo in parte, mentre il 28% ne ha solo sentito parlare e il 16% ignora del tutto di cosa di tratti.

Missioni del Pnrr, prioritaria la sanità

Dopo aver descritto dettagliatamente le sei «missioni» in cui si articola il Pnrr, nel sondaggio Ipsos è stato chiesto alle persone intervistate di indicare le due missioni giudicate più importanti: prevale nettamente il tema della salute (citato dal 50%); si tratta di un risultato prevedibile dopo il trauma collettivo della pandemia che ha messo a dura prova il nostro sistema sanitario. Non a caso, sia pure con accentuazioni diverse, questa missione rappresenta la priorità per tutti, indipendentemente dalle caratteristiche sociodemografiche, dall’orientamento di voto e dal livello di conoscenza del Pnrr.

A seguire troviamo la rivoluzione verde e la transizione ecologica (27%) e, a poca distanza, l’istruzione e la ricerca scientifica (24%), l’inclusione e la coesione sociale e territoriale (20%), le infrastrutture per una mobilità sostenibile (19%) e, da ultimo, il capitolo riguardante la digitalizzazione, l’innovazione, la competitività e la cultura (14%).

Pnrr e lo scettiscismo degli italiani: per il 49% non rilancerà il Paese

Nel complesso, tuttavia, emerge un discreto scetticismo sulla possibilità che il Pnrr possa risolvere i problemi strutturali e favorire il rilancio economico del Paese: una persone su due esprime poca (36%) o nessuna (13%) fiducia in proposito, contro solamente una su tre che ne ha molta (4%) o abbastanza (31%). Una quota esigua (3%) prevede che verrà realizzato oltre il 90% dei progetti contenuti nel piano, mentre la maggioranza relativa (36%) è convinta che non arriveremo al 60%.

I motivi dello scetticismo sono piuttosto articolati: una persona su quattro (27%) ritiene che in Italia non siamo capaci di fare progetti che siano effettivamente realizzabili, uno su cinque (21%) mette in discussione le capacità del Governo (la percentuale sale al 43% tra gli elettori del Pd e del M5s), mentre il 13% dubita delle capacità dei comuni e dei sindaci di «mettere a terra» i progetti e il 12% imputa il possibile flop alla mancanza di coraggio della politica preoccupata di perdere consenso per l’impopolarità di alcune riforme.


Per saperne di più, leggi l'articolo completo sul Corriere della Sera


 

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