Sostenibilità ambientale e sociale: la seconda vita della moda
Ipsos in collaborazione con SDA Bocconi School of Management fornisce interventi su trend e fenomeni sociali, di consumo e di costume. In questo nuovo articolo, abbiamo affrontato il tema della moda e, in particolare, della propensione dei consumatori nel mondo ad acquistare abbigliamento, accessori o scarpe di seconda mano.
Da qualche anno, il tema della sostenibilità ambientale e sociale della moda è stato oggetto di dibattito dentro e fuori il settore. La pandemia da Coronavirus è stato un fenomenale acceleratore di un processo già in atto, in cui diversi esponenti si sono schierati a favore di una moda che sposi etica ed estetica – più attenta all’ambiente, ma anche al rispetto dei diritti di lavoratrici e lavoratori e al benessere animale e delle comunità in cui opera.
Questa nuova sensibilità si sta riflettendo anche sulle scelte dei consumatori, interessati oggi più che mai ad avere un impatto ambientale e sociale positivo. Tra queste scelte sembrerebbe rientrare l’acquisto di prodotti di seconda mano, con un mercato dell’usato che sta facendo registrare ottimi livelli di crescita e che interessa indistintamente sia gli store fisici sia quelli online.
È questo il dato più significativo emerso da un recente report Ipsos Global advisor on fashion: Consumer views on the second-hand market and sustainability, secondo cui il 41% degli intervistati dichiara di aver acquistato articoli di moda, accessori o scarpe di seconda mano. La ricerca, condotta su un ampio campione di oltre 20mila persone sparse in 27 Paesi offre un interessante spaccato sull’atteggiamento dei consumatori nei confronti della moda di seconda mano.
Il mercato dell'usato nel mondo - i dati Ipsos
- Il Perù, il Cile e l’Arabia Saudita si posizionano ai primi posti della classifica Ipsos per accesso al mercato dell’usato, più della maggioranza degli intervistati ha dichiarato di aver acquistato almeno una volta abbigliamento, accessori o scarpe di seconda mano.
- I Paesi Europei - ad eccezione della Polonia - registrano percentuali inferiori alla media globale, compresa l’Italia che si posiziona terz’ultima con una percentuale del 28%.
- I più restii ad acquistare prodotti della moda di seconda mano sono i consumatori cinesi. Solo il 22% dichiara di averlo fatto.
- In questo grande mercato sembrerebbe esistere un tabù culturale rispetto all’usato. Molto significativi anche i dati su coloro che dichiarano di non aver mai acquistato abbigliamento, accessori o scarpe di seconda mano. A livello globale la percentuale si ferma al 32%, con i Paesi europei che occupano sette dei primi dieci posti. L’Italia si posiziona al 4 posto, in cui il 26% dei cittadini dichiara di non essere interessato a prodotti di seconda mano.
- Se è vero che la propensione al consumo di prodotti della moda di seconda mano è molto diversa nei Paesi Europei rispetto a tutti gli altri, nel vecchio continente (ma anche negli Stati Uniti) vi è però una maggior consapevolezza degli impatti del settore della moda sull’ambiente. A livello globale, il 63% degli intervistati ritiene che i brand della moda siano meno rispettosi dell’ambiente di quelli di altri settori industriale.
- In generale, resta da capire se la crescita di acquisti di usato sia realmente legata solo al tema della sostenibilità o piuttosto a una minore disponibilità economica dei consumatori. Certamente un aspetto positivo del resale è lo stimolo dato ai brand di ripensare l’intero ciclo di vita utile dei propri prodotti che non si ferma al primo acquisto.
Per maggiori informazioni, leggi l'articolo della rubrica SDA Bocconi Inisght