Lo stato della democrazia 2024: tra insoddisfazione, disparità democratiche e richieste di riforma

L'indagine Ipsos sullo stato della democrazia rivela una diffusa insoddisfazione, ma anche un sostegno di fondo ai principi democratici. Nonostante le criticità, emerge una forte domanda di riforme e una disponibilità dei cittadini a impegnarsi attivamente per il cambiamento.

In un clima di crescente insoddisfazione verso la democrazia, la seconda edizione dell’indagine Ipsos sullo stato della democrazia nel mondo offre un'analisi approfondita delle percezioni democratiche in otto Paesi (Italia, Francia, Spagna, Svezia, Polonia, Croazia, Paesi Bassi e Stati Uniti) mettendo in luce alcune differenze e una forte domanda di riforme sistemiche. 

L’indagine è stata condotta tramite l’Ipsos KnowledgePanel®, il panel probabilistico online di Ipsos. Con questa soluzione, Ipsos offre l’accesso a rispondenti selezionati seguendo criteri scientificamente rigorosi, permettendo la raccolta di dati di alta qualità sull'opinione pubblica in modo efficiente.

Nonostante una diffusa insoddisfazione per il funzionamento della democrazia nella gran parte dei contesti nazionali, permane un sostegno di fondo ai principi democratici, che però si accompagna a una forte richiesta di riforme volte a rendere il sistema più rappresentativo e reattivo alle esigenze delle persone. I cittadini si dichiarano pronti a impegnarsi attivamente a livello politico e sociale per promuovere i cambiamenti necessari. Inoltre, i rappresentanti e le autorità di governo locali godono di una percezione più positiva, con i cittadini che si sentono maggiormente rappresentati a questo livello. 


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Insoddisfazione per il sistema democratico

Il sentimento prevalente negli otto Paesi sondati è di insoddisfazione verso il funzionamento della democrazia. Lo scenario è particolarmente cupo in Francia, Italia, Spagna e Stati Uniti, dove la percentuale di insoddisfatti raggiunge o supera il 50%, mentre quella dei soddisfatti si attesta 20-30 punti percentuali più in basso.

In Italia, la situazione rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2023, con il 51% dei cittadini che si dichiara insoddisfatto del funzionamento della democrazia, contro un 27% (in aumento di tre punti) che si dice soddisfatto. Gli Stati Uniti, in attesa delle elezioni presidenziali (l’indagine è stata condotta a settembre), mostrano un lieve miglioramento: la quota degli insoddisfatti rimane alta (50%) ma diminuisce di 6 punti, mentre quella dei soddisfatti cresce di 2 punti, attestandosi al 22%.

Il bilancio è invece positivo in Svezia, nei Paesi Bassi e in Polonia. La Svezia si distingue come l'unica nazione dove la maggioranza (68%) dei cittadini è soddisfatta del funzionamento democratico. La Polonia ha visto un miglioramento marcato dopo il cambiamento politico nell'autunno 2023, passando dal 34% al 43% di soddisfatti.

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Tuttavia, prevale l'idea di una graduale erosione della qualità democratica negli ultimi cinque anni in tutti i Paesi, ad eccezione della Polonia. Il caso più eclatante è la Francia, dove il 74% dei cittadini percepisce un peggioramento e solo il 3% un miglioramento. In Italia, il 45% riporta un'opinione negativa contro l'11% di opinioni positive.

Maggior soddisfazione a livello locale, ma le istituzioni sovranazionali proteggono la democrazia 

Anche nel 2024, è il livello di governo locale quello in cui i cittadini si sentono meglio rappresentati. In Italia, ad esempio, il 44% dei cittadini si sente rappresentato dalle istituzioni comunali e il 37% da quelle regionali, mentre solo il 31% considera rappresentativo il governo nazionale

Parallelamente, si osserva un miglioramento nella percezione delle istituzioni sovranazionali, soprattutto in funzione di difesa della democrazia dalle minacce esterne. Il 50% dei cittadini francesi, olandesi e polacchi si sente rappresentato dall'Unione Europea, mentre in Italia questa percentuale raggiunge il 39%

Nonostante persista uno scetticismo sulla capacità dell'UE di produrre risultati concreti per i cittadini, sia l'Unione Europea che la NATO emergono come principali difensori della democrazia, con quest'ultima particolarmente apprezzata nei Paesi del Nord e dell'Est Europa.

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La distanza tra il popolo e l’élite e la sfiducia nei leader politici

L'indagine rivela un divario tra la popolazione e i leader politici, con la convinzione che il sistema democratico favorisca principalmente le élite economiche e politiche a discapito dei singoli cittadini. Questo sentimento è particolarmente evidente in Italia (60%), Francia (57%) e Croazia (77%). Inoltre, prevale anche l’idea che il sistema economico sia sbilanciato a favore dei ricchi e potenti (in Italia lo ritiene il 77% della popolazione). 

Infine, la fiducia nei leader politici è ai minimi livelli: solo il 2% dei cittadini in Italia e Croazia crede che i politici mantengano "spesso" o "sempre" le loro promesse, percentuale che sale leggermente al 9% in Polonia.

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Il desiderio di cambiamento, ma nel rispetto dei principi democratici

L'insoddisfazione diffusa si traduce in un forte desiderio di cambiamento radicale nella maggior parte dei Paesi indagati. Questa aspirazione varia dal 70% in Croazia al 41% nei Paesi Bassi, con l'Italia al 56%. La Svezia si distingue, preferendo riforme graduali (46%) ai cambiamenti radicali (34%). In Italia, il 35% opta per un approccio più cauto.

Tuttavia, questa spinta al cambiamento non si traduce in un sostegno a riforme che rafforzino il potere degli esecutivi. L'idea di attribuire maggiori poteri a presidenti o primi ministri è considerata "troppo rischiosa" dalla maggioranza dei cittadini. In Italia, il 56% si oppone a tali misure, mentre solo il 23% apprezza il fatto che limitare il ruolo di controllo delle assemblee legislative potrebbe rendere l'esecutivo più efficace. Fa eccezione la Polonia, con opinioni equilibrate su questo tema.

La partecipazione politica tra scetticismo e sacralità del voto

Nonostante l'insoddisfazione per il funzionamento della democrazia e la sfiducia nella classe politica, i cittadini mantengono un certo grado di attivismo politico e sociale. In tutti i paesi analizzati, una percentuale non trascurabile della popolazione si impegna in attività diverse dal voto: firma di petizioni (31,6% in media), boicottaggio di prodotti (27,9%), espressione di opinioni politiche sui social media (16,5%) e partecipazione a manifestazioni (10,3%).

L’idea di una partecipazione attiva in politica rimane in qualche modo “tiepida”: non convince del tutto ma non è considerata del tutto inutile. In Italia il 32% ritiene che partecipando in prima persona si possono effettivamente cambiare le cose, mentre il 35% ritiene inutile farlo “perché tanto non cambia nulla”. Un equilibrio simile si registra anche tra i cittadini degli altri paesi, con svedesi e polacchi più positivi verso la partecipazione e croati decisamente più scettici.

Il voto rimane comunque il fulcro della partecipazione democratica. In tutti i paesi, una netta maggioranza ne riconosce l'utilità e l'influenza. Solo una minoranza considera inutile anche questa forma di partecipazione, con percentuali che variano dal 9% in Svezia al 39% in Croazia, con l'Italia al 20%.

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