Covid, sostenibilità: gli italiani vogliono impegnarsi per ridurre lo spreco alimentare

L'indagine Ipsos, in collaborazione con Waste Watcher International Observatory, ha messo a confronto le risposte dei cittadini di 30 Paesi del mondo intorno ai comportamenti sullo spreco alimentare del post-pandemia. 

Come vivremo dopo il Coronavirus? Quando il lungo tempo pandemico si congederà da noi, sarà tutto come prima o qualcosa cambierà nel quotidiano delle nostre vite? Una prima risposta arriva dall’indagine Ipsos - condotta in occasione della Giornata della Terra 2021 - che, in collaborazione con Waste Watcher International Observatory, ha messo a confronto le risposte dei cittadini di 30 Paesi del mondo intorno ai comportamenti sullo spreco alimentare del post-pandemia. 

L’indagine Ipsos ha inquadrato le opinioni dei cittadini in 30 Paesi del mondo: un'anticipazione del lavoro che si progetta in vista del 29 settembre 2021, 2° Giornata Internazionale di Consapevolezza sulle Perdite e gli Sprechi Alimentari indetta dalle Nazioni Unite. 

Comportamenti sostenibili: le azioni per ridurre lo spreco alimentare si posizionano al primo posto

Ci sono prove che i comportamenti delle persone siano cambiati a causa della pandemia ed è plausibile aspettarsi che molti di questi cambiamenti rimarranno anche nel post-pandemia, ma gli intervistati non si aspettano di tornare ad assumere comportamenti meno sostenibili quando le restrizioni imposte dalla diffusione del Coronavirus saranno rimosse. “Verso comportamenti più responsabili” è il focus dell’indagine che evidenzia come proprio la prevenzione e riduzione degli sprechi alimentari sia il comportamento al centro dell’attenzione dei cittadini di tutto il mondo in direzione dello sviluppo sostenibile. In Italia, il 39% degli intervistati afferma di volersi impegnare di più, a fine pandemia, “per evitare di gettare il cibo”. Quali sono gli altri comportamenti sostenibili menzionati dagli italiani?

  • Il 34% dichiara di volersi spostare in modalità più sostenibile in futuro, “a piedi oppure in bicicletta”. 1 italiano su 3 acquisterà “solo ciò di cui c’è realmente bisogno”. Il 31% lavorerà da casa, il 26% andrà in vacanza nei luoghi che non richiedono aereo e 1 italiano su 4 dichiara che “acquisterà le cose usate”.

La carta d’identità dei cittadini che si impegneranno nella prevenzione degli sprechi inquadra innanzitutto gli under 35 nelle fasce di alta scolarizzazione e alto reddito, mentre sono particolarmente sensibili sul fronte della mobilità sostenibile i 35-49enni, e gli under 50 valutano di proseguire la loro attività professionale in smart working, uomini soprattutto.

«I risultati della ricerca Ipsos mostrano un’evoluzione importante negli atteggiamenti delle persone, documentando una crescita della consapevolezza che ognuno di noi può fare qualcosa per l’ambiente e per la nostra terra. Una crescita di coscienza globale che mostra un’evoluzione dell’importanza dell’ambientale nell’agenda delle diverse opinioni pubbliche. Mettere al primo posto la riduzione dello spreco alimentare, non è solo un atto di buona volontà, ma evidenzia che nelle persone sta scattando la necessità di passare da una dimensione ideologica, astratta e lontana da sé, dal proprio agire, della lotta al cambiamento climatico, a una dimensione concreta, fatta di atti precisi, di azioni cui tutti possono contribuire. Un mutamento che può avere riflessi politici significativi, perché nel medio lungo periodo può far crescere, in ampi segmenti delle opinioni pubbliche globali, l’indisponibilità a fare ulteriori sconti a quei governi che non mettono ai vertici della loro agenda strategica il tema ambientale e del futuro del pianeta», precisa Enzo Risso, Direttore Scientifico di Ipsos. 

«I riscontri dell’indagine  confermano la tendenza monitorata nell’ultimo biennio e accentuatasi con la pandemia: ovvero quel “patto” degli italiani col cibo che sembra essersi rinsaldato nei lunghi mesi del distanziamento. Il lockdown ha imposto agli italiani un corso accelerato di educazione alimentare e di economia domestica, ma dimostrano di aver ben compreso anche le implicazioni dello spreco alimentare per la salute dell’ambiente e la propria. È questa l’eredità positiva della pandemia, che tuttavia fra le sue tragiche conseguenze include anche la drammatica accentuazione del food divide, il divario alimentare che si aggiunge alle diseguaglianze economiche, educative, digitali, di genere. Restituire valore al cibo e garantire il diritto per tutti i cittadini resta la strada maestra per colmare questo squilibrio, in Italia e nel mondo», osserva Andrea Segrè, Direttore Scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International e fondatore della campagna Spreco Zero. 

Società