Crisi bancaria 2023: la fiducia nelle banche in Italia
Le crisi che coinvolgono l’attuale periodo storico si allargano coinvolgendo anche le banche, dalla Silicon Valley Bank alla Credit Suisse. Cosa è successo? Qual è il livello di fiducia delle banche nel nostro paese?
Durante l'ultimo periodo abbiamo visto nascere e svilupparsi diverse crisi su più fronti: dopo la pandemia da Covid-19, la guerra in Ucraina, il caro energia, l’inflazione, la crescita del costo del denaro e la lievitazione dei mutui, ora è arrivata l’ennesima crisi che ha coinvolto le banche.
Prima la Silicon Valley Bank e subito dopo Credit Suisse, ma è da anni che il giudizio positivo sul sistema bancario è a livelli bassi. Attualmente la fiducia nelle banche si ferma poco sotto il 30%, con il 61% dell’opinione pubblica italiana che mostra netti segni di dissenso.
Bassa è anche la valutazione della Banca Centrale Europea del dopo Mario Draghi, con voti positivi espressi da appena un terzo dell’opinione pubblica. Percentuali analoghe se le aggiudica anche la Borsa, con un quadro di fiducia che si ferma appena sopra al 30%.
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Credit Suisse, cosa è successo?
I timori di un’altra crisi bancaria sono riemersi nelle scorse settimane dopo le notizie del crollo della Silicon Valley Bank, che ha rappresentato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti, e tutto ciò che si è creato intorno all’istituto di credito Credit Suisse. Ma cosa è successo?
Nelle prime settimane di marzo, le azioni di Credit Suisse in borsa sono arrivate a perdere fino al 31% del loro valore, provocando gravi preoccupazioni sui mercati europei. Credit Suisse ha chiesto, quindi, aiuto alla Banca Centrale Svizzera e alle autorità di vigilanza, vicenda che si è attualmente conclusa con la sua acquisizione da parte di UBS -la più grande Banca Svizzera.
In attesa di comprendere i successivi sviluppi, condividiamo i dati su livello di fiducia riposto nelle banche da parte dell’opinione pubblica italiana.
La fiducia nelle banche in Italia
Il dato di disillusione nelle banche, dopo il grande crollo degli anni 2007-2008, non si era mai ripreso fino in fondo. La nuova crisi riapre vecchie ferite nelle persone, anche perché l’opinione pubblica italiana vive da anni un deficit di fiducia complessivo.
Dalla rilevazione Ipsos emerge come oltre due terzi dei cittadini affermano di non fidarsi né delle imprese né delle banche, ritenendo che entrambi questi attori economici siano troppo disposti a scaricare i loro costi e le loro incapacità sui consumatori. Un dato di delusione in crescita nel corso degli ultimi anni, passato dal 65% di fine 2020 al 69% di oggi, e principalmente evidente tra le donne (74%), i ceti popolari (80%) e i residenti nelle isole e nel centro Italia (75%).
Accanto a questo sentimento di sfiducia si associa la convinzione che i soggetti dotati di maggiori risorse economiche, e che svolgono ruoli importanti nella società, sono completamente scollegati dal resto della realtà sociale italiana. Per il 75% dell’opinione pubblica, infatti, i cosiddetti “esperti” non comprendono la vita e le esigenze delle persone comuni. Un sentimento di distacco che prolifera soprattutto tra i ceti popolari (82%) e nell’universo femminile (78%).
La delusione verso il mondo bancario è accentuata anche dal fatto che le persone in Italia vorrebbero trovare nella banca un soggetto su cui contare. Quasi il 40%, infatti, vorrebbe che gli istituti di credito fossero maggiormente impegnati a generare tranquillità per i loro clienti e per le persone che affidano loro i propri risparmi.
Un sesto del Paese, inoltre, ritiene che le banche debbano essere parte integrante della comunità ed essere impegnate nella crescita dei contesti locali, nel rafforzamento della microeconomia locale. Quasi un quarto dell’opinione pubblica ritiene che gli istituti di credito non debbano pensare solo a sé stessi, ma essere protagonisti della crescita della collettività, sostenendo le famiglie e le imprese, creando opportunità per i giovani e le giovani famiglie.
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