I sondaggi politici di Pagnoncelli: ddl Nordio, le opinioni degli italiani in merito alla riforma della giustizia
Il funzionamento della giustizia si conferma un tema sensibile e centrale nel dibattito politico. Proprio negli ultimi giorni il Presidente Mattarella ha apposto la propria firma al ddl Nordio - il disegno di legge per la riforma della giustizia approvato lo scorso 15 giugno dal Consiglio dei Ministri - autorizzandone l’invio alle Camere.
A tal proposito, l'ultimo sondaggio Ipsos, presentato da Nando Pagnoncelli sulle pagine del Corriere della Sera, ha indagato le opinioni degli italiani in merito alla riforma della giustizia e alle sue quattro principali modifiche verificando se le ritenessero positive o meno. Scopriamo insieme i principali risultati.
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Riforma della giustizia, cosa ne pensano gli italiani?
Entrando nel dettaglio delle quattro principali modifiche della riforma della giustizia, in primo luogo, gli ultimi sondaggi politici Ipsos rivelano che rispetto all’eliminazione del reato di abuso di ufficio prevale l’idea che sia un errore. Lo sostiene il 47% degli intervistati, con punte elevate tra gli elettori del Partito democratico e del Movimento 5 Stelle. Il consenso espresso dagli elettori di centrodestra arriva al 51% tra gli elettori di Lega e Forza Italia e rimane al 48% tra gli elettori di Fratelli d’Italia.
Anche sulle limitazioni delle imputazioni per il traffico di influenze e sul divieto di ricorso da parte dei pm dopo l’assoluzione di primo grado prevale l’opinione negativa. Con la classica divisione tra le aree elettorali (centrodestra più d’accordo, centrosinistra critico) ma con apprezzabili perplessità in entrambi gli schieramenti. Solo sulla stretta alla pubblicazione delle intercettazioni prevale l’idea che sia una scelta giusta.

Nel complesso, la riforma proposta vede il prevalere delle perplessità: il 40%, infatti, ritiene che alla fine le misure proposte rischino di peggiorare la condizione della giustizia in Italia, mentre il 27% pensa che al contrario migliorerà almeno in parte le cose. Se guardiamo agli orientamenti politici, gli elettori di centrodestra la approvano, ma con meno convinzione di quanto la respingano gli elettori di Pd e M5S. Più di un quarto degli elettori di centrodestra non esprime un’opinione, percentuale che scende rispettivamente all’11% e al 17% tra gli elettori di Pd e M5S. Questa difficoltà a esprimersi è diffusa e riguarda tra un quarto e un terzo degli intervistati a seconda del tema proposto (33% per la valutazione complessiva della riforma).
Si tratta di un tema ostico e difficile. È un dato che si massimizza tra i meno politicizzati, incerti o astensionisti, dove oltre il 50% non sa dare un giudizio generale sulla riforma. Inoltre, tra questi ultimi elettori, chi si esprime evidenzia una posizione negativa sulla riforma in generale e nei suoi singoli aspetti.
Abbiamo poi parlato della politicizzazione della magistratura. Nell’ambito della maggioranza si è infatti ipotizzato che, di fronte a diverse vicende (dal caso di Delmastro a quello di Santanchè, sino a La Russa), vi fosse un accanimento politico dei magistrati, posizione poi rientrata. Gli italiani fanno fatica a valutare questo aspetto: 43% non sa esprimersi, 29% ritiene che i magistrati stiano esercitando un ruolo politico di opposizione al governo, 28% è in disaccordo.
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