Gli effetti del Coronavirus sulla nostra salute

Giornata Mondiale della Salute: il sondaggio di Ipsos ha esaminato l'impatto del Coronavirus sulla nostra salute e benessere.

Il sondaggio internazionale di Ipsos - condotto in 30 Paesi - ha esaminato l'impatto del Coronavirus sulla nostra salute e benessere, rivelando che il 31% della popolazione mondiale ha aumentato il proprio peso e per il 45% esiste un legame tra obesità e il rischio di sintomi gravi del Covid-19. 

Il Coronavirus ha avuto, senza ombra di dubbio, un forte impatto sulla nostra salute fisica e mentale. Infatti - in occasione della Giornata Mondiale della Salute l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha fatto un appello a tutti i Paesi del mondo affinché possano adoperarsi per costruire un mondo più giusto e più sano post Covid-19, al fine di migliorare la salute di tutte le persone.  

L'impatto del Coronavirus sulla nostra salute: cosa è cambiato? 

A livello globale, tre quarti degli intervistati hanno segnalato cambiamenti nel peso, nello svolgimento di attività fisica e nel consumo di alcool e fumo. In particolare, anche se esiste una notevole variabilità tra i Paesi intervistati, la pandemia ha determinato un aumento di peso.

  • Peso: Durante la pandemia quasi un terzo della popolazione mondiale (31%) ha aumentato il proprio peso. Le percentuali più basse si registrano in Malesia, Hong Kong e Cina, invece, quelle più alte in Brasile e Cile. L’Italia si colloca leggermente sopra la media globale con una percentuale del 35%. In media, le persone hanno assunto 6,1 kg in più. Tra le persone che hanno aumentato il proprio peso, il maggior aumento è stato osservato in Messico (media di 8,5 kg per il 34% della popolazione) e in Arabia Saudita (media di 8 kg per il 35% della popolazione).
  • Esercizio fisico: C'è una polarizzazione tra i Paesi in termini di aumento o diminuzione dell'esercizio fisico complessivo. Le persone in Cina e Hong Kong hanno dichiarato di svolgere più attività fisica dall’inizio della pandemia, invece, Italia, Cile e Belgio registrano la percentuale più bassa (33% vs. la media globale pari al 23%).
  • Alcool: In Australia e Stati Uniti si è registrato un aumento nel consumo di alcolici (rispettivamente 21% e 20% vs. la media globale pari al 10%). Le persone in Sud Africa e Cina sono le più propense ad affermare di aver diminuito il consumo di alcool dall'inizio della pandemia.
  • Fumo: L’aumento o la riduzione del numero di fumatori è modesto in tutti i Paesi. Soltanto Cile, Turchia, Israele e Singapore registrano un piccolo aumento di persone che dichiarano di aver iniziato a fumare. L'India mostra la più grande diminuzione netta segnalata di persone che fumano.

Tutelare la nostra salute e ridurre il rischio di gravi sintomi Covid 

A livello globale, l’aumento dell’esercizio fisico è l'attività più identificata con la probabilità di ridurre il rischio di gravi sintomi Covid-19.

  • Perdita di peso: In media, il 17% delle persone nel mondo ritiene che perdere peso sia fondamentale per ridurre i rischi di gravi sintomi del Covid. Ciò è più sentito in Gran Bretagna, con un percentuale del 45%, e meno in tutti gli altri Paesi, compresa l’Italia (11%).
  • Esercizio fisico regolare: In media, il 38% delle persone nel mondo ritiene che svolgere attività fisica regolarmente sia fondamentale per ridurre i rischi di gravi sintomi del Covid-19. La Cina è il Paese più concorde con questa affermazione (78%), invece, in Italia la percentuale è del 30% più bassa anche della media globale.
  • Non consumare alcolici: Soltanto per il 9% delle persone nel mondo non consumare alcolici aiuta a ridurre i rischi di gravi sintomi del Covid-19. Ciò è maggiormente sentito in Corea del Sud (14%), ma meno in altri Paesi come Gran Bretagna e Israele (4%).
  • Smettere di fumare: In media, il 28% delle persone nel mondo ritiene che smettere di fumare possa aiutare a ridurre i rischi di gravi sintomi del Covid-19. Il 43% degli svedesi è d’accordo con questa affermazione, contro soltanto il 14% dei cinesi. L’Italia ha una percentuale poco più alta della media globale (33%).
  • Assunzione di Vitamina D: In media, il 26% delle persone nel mondo ritiene che assumere Vitamina D aiuti a ridurre i rischi di gravi sintomi del Covid-19. Ciò è vero soltanto per 1 persona su 10 in Giappone, Germania e Australia la Vitamina, per 4 persone su 10 in Ungheria e Sud Africa e per il 19% degli italiani.

Obesità e sintomi Covid

A livello globale, il 45% della popolazione ritiene che esista un legame tra obesità e i sintomi più gravi del Covid.

  • Questa percentuale sale all’82% in Perù e al 64% in Gran Bretagna.
  • Un terzo (31%) della popolazione mondiale non crede che esista un legame tra obesità e i sintomi più gravi del Coronavirus. Ciò è condiviso dal 53% dei cinesi e dal 44% degli italiani.

Aumento di peso e sintomi Covid

A livello globale, il desiderio di perdere peso è più diffuso rispetto a quello di aumentarlo.

  • Il 45% della popolazione mondiale e il 42% degli italiani sta attualmente cercando di perdere peso, con percentuali molto più elevate in Cile Singapore e Perù.
  • L'aumento di peso è più desiderato in India rispetto a tutti gli altri Paesi (21% vs. la media globale dell’8% e del 5% degli italiani).
  • Il 31% della popolazione mondiale e il 26% degli italiani non sta cercando né di perdere peso, né di aumentare.

A livello globale, il Covid ha avuto un impatto sull'aumento di peso delle persone: un terzo delle persone afferma di voler perdere il peso acquisito durante la pandemia.

  • Il desiderio di perdere il peso acquisito durante la pandemia è più menzionato in Turchia, Brasile e Sud Africa. Invece, Il desiderio di perdere peso indipendentemente dalla pandemia è più comune in Giappone, Belgio, Germania e Italia.
  • Il 15% della popolazione mondiale desidera perdere peso per ridurre il rischio di sintomi gravi del Covid-19, ciò è condiviso soltanto dal 6% degli italiani.
  • Tra coloro che stanno attualmente cercando di perdere peso e lo stanno facendo per ridurre il rischio di sintomi gravi collegati al Covid-19, un quinto (19%) afferma che è la loro motivazione principale e altri due terzi (64%) afferma che è importante ma non la loro motivazione principale.

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