I sondaggi politici di Pagnoncelli: gli italiani sono divisi sull'Europa
Per il 46% degli italiani il governo gestisce bene i rapporti con l'Europa. Sul Pnrr prevale chi attribuisce le difficoltà alle mancate riforme dell’esecutivo (35%). Scopri i risultati dell'ultimo sondaggio Ipsos pubblicato sul Corriere della Sera.
Il rapporto con l’Europa è questione centrale per il governo Meloni. I problemi in discussione sono, oramai, consistenti: dal tema del Mes non ancora rinnovato alla questione del Pnrr (che vede finalmente lo sblocco della terza rata), dalla trattativa su Ita, con l’Europa accusata di traccheggiare, fino alla questione del patto di Stabilità e della sua revisione.
Per non parlare del tema migranti, che assume oramai gli aspetti dell’emergenza. E tacendo infine delle critiche rivolte al commissario Paolo Gentiloni di non fare abbastanza per il proprio Paese.
Le elezioni europee sono ancora lontane, tuttavia il loro influsso sul dibattito politico nazionale è sempre più rilevante. Ma gli italiani come si rapportano all’Europa e come valutano i principali temi in discussione? Ce lo racconta Nando Pagnoncelli -Presidente, Ipsos- presentando gli ultimi risultati del sondaggio Ipsos sulle pagine del Corriere della Sera.
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La fiducia degli italiani nell’Unione Europea
La fiducia nell’Unione Europea, ancora prevalente fino a una decina d’anni fa, si contrae sensibilmente per riprendersi successivamente, nel corso della pandemia e grazie ai pesanti interventi di sostegno ai Paesi membri e al next-generation Eu, ma senza tornare ad essere maggioritaria.
Oggi il 39% degli italiani dichiara fiducia nell’Europa e il 48% esprime sfiducia. Non è solo, e forse non soprattutto, questione di orientamento politico. Gli elettori del Pd sono certamente europeisti (78% di fiducia), ma negli altri elettorati le opinioni tendono a essere più equilibrate con gli elettori di FdI e M5S più critici (ma in entrambi i casi circa il 40% esprime fiducia in questa istituzione).
È molto di più una questione di condizione sociale: sono i ceti popolari ad essere critici verso l’Ue (due terzi degli intervistati meno abbienti nega la fiducia all’Europa), al contrario i ceti medio alti sono favorevoli all’istituzione. Pur in questo contesto critico, si tende a ritenere che il rapporto del governo italiano con l’Europa sia più positivo (46%) che non negativo (30%).

I dossier
Questione più complessa invece il Pnrr. Le difficoltà nel perseguire i risultati richiesti sono attribuiti dal 35% alle difficoltà del governo nel procedere sulla strada delle riforme (71% tra gli elettori Pd, 53% tra i M5S), dal 18% invece alle scarse capacità dei governi precedenti, Conte e Draghi, (31% tra gli elettori di FdI), mentre il 10% accusa la burocrazia europea e il 9% non vede rallentamenti.
L’altro grande tema, incognita del prossimo futuro, è la revisione del patto di Stabilità. Prevale in questo caso l’idea di una sua revisione, nel solco delle proposte del governo di escludere alcune spese dal conteggio del deficit (38%), ma il 28% pensa che debba essere riproposto sostanzialmente nelle forme pre-Covid (53% tra gli elettori del Pd). Rilevante la quota di chi non si esprime (35%).
Infine, un contenzioso sempre più evidente è quello relativo alla compagnia di bandiera, l’Ita, per la quale il governo accusa l’Ue di inaccettabili ritardi. In questo caso le opinioni degli italiani tendono a essere meno drastiche: il 37% invita il governo a percorrere tutti i canali diplomatici necessari (66% tra gli elettori Pd, 55% tra i pentastellati), mentre 31% si schiera a favore delle lamentele del governo (58% tra gli elettori FdI, 54% tra le altre forze di centrodestra).
Unione Europea, quale sarebbe l’atteggiamento migliore da tenere?
Le opinioni degli italiani si dividono quasi perfettamente a metà. Il 39% infatti ritiene che il governo dovrebbe assumere un atteggiamento più rigido che faccia valere meglio gli interessi nazionali e, al contrario, il 38% reputa che occorrerebbe essere più collaborativi, perché questo sarebbe il modo migliore per fare gli effettivi interessi del Paese.
Con differenze interessanti: gli elettori del Pd sono prevalentemente schierati sulla collaborazione (76%), mentre questa ipotesi viene sostenuta più freddamente dagli elettori pentastellati (48%). Nel centrodestra l’opzione di irrigidimento è sposata da circa due terzi (ma un terzo sarebbe «trattativista»).
L’Europa rimane un tema divisivo, che in qualche modo produce atteggiamenti parzialmente diversi sia nel centrodestra che tra i 5 Stelle. L’unica certezza è che il Pd è rimasto l’ultimo partito europeista.
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